lunedì 4 maggio 2009

Lui

Aveva al polso un orologio che segnava un orario sbagliato. Sul capo un cappello sporco. Tra le mani un foglio di carta piegato, usato, consumato. Per la testa le solite idee. Sulle labbra la solita tristezza. Negli occhi il sole della primavera. Dita secche. Polpastrelli consumati. Ascoltava un tamburo triste, seduto sui suoi talloni. Il vuoto nella testa. Una malattia inventata. Sonno da recuperare. Un tamburo triste da ascoltare ancora. Poche parole da regalare. Difficoltà da superare. Silenzio. La speranza di non rendere mai nessuno triste. La sua incapacità nel farlo. La sua rassegnazione. Ancora un tamburo triste da ascoltare.

4 commenti:

irene ha detto...

lui imparerà a farsi avvolgere dai colori.imparerà a fare a meno del suo orologio e dei tamburi.regalerà sorrisi a se stesso.e agli altri.lui avrà la testa piena di arcobaleni e fiori.mani forti per abbracciare altre mani.milioni di fogli scritti con milioni di parole bellissime.lui avrà gli occhi color del mare e del cielo.e canzoni allegre da cantare.
lui avrà lei sempre,se lo vorrà.

Anonimo ha detto...

lui pensa troppo e vive poco.

Luca Romano ha detto...

fa sorridere pensare che tu, caro anonimo, sappia come si viva, quale sia il modo migliore e quale sia quello sbagliato. fa sorridere pensare che tu abbia una tale superbia da credere che ci sono forme di vita degne di essere vissute e altre meno. fa sorridere.

Anonimo ha detto...

Ei ei ei...Non ho mica detto di saper vivere bene io!Ho solo detto che lui (quindi non tu) non sa vivere veramente perchè troppo preso a farsi un sacco di pippe mentali...Tuto qua!