sabato 28 febbraio 2009

Bi-Sogni

C'era un castello di sabbia bellissimo. C'era un aquilone nel cielo che volava, con il suo filo legato ad un altro aquilone. C'era un palloncino di mille colori, un sogno tutto rosso. Un pesciolino in una vasca da bagno. Un albero nel centro di un salone. Una persona nel centro di una città. Un giorno alla settimana per poter vivere, sette per poter lavorare. C'era una barca di legno, abbandonata in un porto, utilizzata dai bambini per andare alla conquista del mare infinito. C'era una boa, per non perdersi mai, per avere un punto di riferimento, per non sentirsi spaesati, per sentirsi a casa. C'era un letto e un cuscino per contenere milionidimiliardi di sogni. C'era il silenzio e c'era la musica. C'era e c'è ancora, e te lo voglio regalare, per non farti pensare ai ragazzi di sedici anni che posso andare a caccia, per non farti pensare alle persone in coma vegetativo che devono, per forza, rimanere in vita, senza un motivo. E noi che stiamo bene, un motivo non l'abbiamo.
Per non farti pensare alle ronde e alle repressioni. È per questo che ti regalo un sogno.

mercoledì 25 febbraio 2009

Con i raggi del sole

Non ci sono, fuori, altri colori, oltre quelli del sole. Non c'è una stella che possa durare in eterno, non c'è eternità che non possa finire, prima o poi. Non ci sei tu e non c'è niente. E mi rintano in quei colori così lontani dalla luce del sole, che sembrano alieni, che invadono la mia testa. I colori della finestra, quelli delle porte. E dentro di me maniglie poco adatte. E passo in buchi poco larghi e molto lunghi. Fingendo di dipingere con i raggi del sole i tuoi occhi, ti entro dentro, per non sentirmi solo. E ti prego non lasciarmi solo. E dipingerò con i raggi del sole anche le tue labbra e i tuo sogni, ma non lasciarmi con tutte queste maniglie, senza dirmi quali sono le porte adatte.

lunedì 23 febbraio 2009

Animali

Con i piedi sulla cyclettes, accendo la televisione. Un canale a caso, cambio su un documentario. Colori e voci comunicano con il mio inconscio, mentre le gambe vanno. Finisco e salgo su un tapis roulant. Ancora altri chilometri da percorrere, ancora altre immagini e altre voci che mi accompagnano. Ho finito, mi faccio una doccia e inizio a mangiare. Una fettina di carne, di chissà che animale, allevato, antibioticizzato e affettato. Sono sazio. Mi sdraio nel letto. Spengo la televisione, nel silenzio e nella sensazione di abbandono lasciata dai colori vivaci del mio televisore, mi sento solo. C'è forse la luce della luna, forse quella dei lampioni lontani che illuminano poco la mia camera. Mi guardo le mani e penso: che ce l'ho a fare questo corpo, se ho smesso di essere un animale?

giovedì 19 febbraio 2009

Neve e caffè

Cade su ogni cosa e ogni cosa riposa, accarezza lieve e congela l'anima, immobile cristallizza. Fermo dietro un vetro le consegni la tua anima. La neve fa così. Ti ruba tutto, gioia, dolore, felicità, tristezza, pacatezza, caffè, verde, ti ruba tutto. E sei quasi fuori da te, che osservi la tua anima che cade a pezzi, da dietro ad una finestra, la vedi posarsi sulle macchine, sui tetti delle villette, sull'asfalto. La vedi sciogliersi e tra po' la primavera la farà rievaporare. È così leggera che si allunga e si distende, regge l'impossibile e si spezza di niente. E vedi i segni delle gomme delle ambulanze tra il bianco soffice caduto come piume dal cielo. Guardi i fumi dei riscaldamenti centralizzati disperdersi nel cielo, proprio come vorresti far tu quando non riesci a realizzare un capriccio. Proprio come quando ti rendi conto che la tua anima è bianca e la stai sporcando facendoci passare su tutte le abulanze possibili. E tra il suono delle sirene e lo stridere delle gomme sull'asfalto, ti ricordi che quella neve l'hai fatta a pezzi tu e l'hai fatta sciogliere tu.

lunedì 16 febbraio 2009

Cartoline colorate

I fiumi di nuvole nel cielo. Rospi che si baciano a vicenda, per vedere come va. Con il cappello da mago, con una cannuccia gialla ti trasformo in un mio desiderio. Su un cuscino, chiusi in un cassetto ci lasciamo le stelle cadenti addosso. Fazzolettini bagnati di lacrime di gioia nei quali facciamo il bagno. Mi fido di te. E allora ti faccio salire sul mio letto volante e ti porto via. Sorvolando i mercati nei quali tutti regalano le stoffe con le quali cuciremo le gonne larghe che farai danzare al suono di una chitarra. E con i piedi nudi atterreremo sui prati disegnati a mano dai bambini. E le nostre palle di neve gireranno come dei satelliti intorno alle nostre idee. E non pioverà più. Farai un salto e ne farai un altro, per venire vicino a me. Affogheremo tra i chicchi di riso e sulle api voleremo da un fiore all'altro. Porteremo il polline tra le mani e ci nasceranno i fiori dalle dita. I sogni dalle mani. I colori dalle maniche della maglietta. Sorrideremo. Sorrideremo tutta la vita.

sabato 14 febbraio 2009

Guardami

Che poi non c'è niente da guardare. Quando oltre a sfruttare le persone, oltre a fargli credere che il lavoro sia l'obiettivo e non un mezzo, vogliono tenerti in vita anche quando ormai non puoi fare altro che soffrire. Vogliono farti credere che star male sino alla fine dei tuoi giorni, sia meglio che morire. E allora non c'è più niente da guardare. Forse ci sarebbe da chiudere gli occhi. Chiuderli per un momento e immaginare che sia eterno. E pensare che chiunque, in qualsiasi momento, per sua volontà, possa riaprirli. Almeno per evitare che lo costringano a tenerli aperti.

giovedì 12 febbraio 2009

Lavori in corso

Nel tuo stomaco, i lavori in corso, per costruire cosa? Dai che mi piace, continua a costruire. Neve di polistirolo che cade sulle nostre anime di plastica. Eppure mi era sembrato di avere qualcosa dentro da regalarti. Eppure mi era sembrato di non aver buttato tutto via. Mi sembrava di non aver costruito un labirinto, senza ne uscita ne entrata. Non avrei mai voluto rimanere solo. Eppure mi hai lasciato qui. E uscendo hai chiuso la porta a chiave. Perchè mi ricordo di non aver mai visto le stelle prima che me le indicassi tu. Ora che pensavo di aver trovato delle scarpe giganti, che non mi facessero cadere più. Ora che non ci sei più. Mi toccherà comprare un paio d'ali nuovo, mi toccherà portare a termine i lavori nel mio stomaco. E iniziare a costruire un cuore poco più su.

domenica 8 febbraio 2009

Tra

Nei silenzi, tra i sospiri. Negli attimi tra gli spazi. Tra tutto e quello che ancora deve diventare tutto. In questo istante, mentre stai leggendo. Tra i tuoi sogni e tutta la realtà. Tra il tuo sms mandato a chissà chi e le onde wireless che riempiono casa tua in un modo così invisibile. Tra i tuoi desideri che muoiono e quelli che nascono. Tra gli alberi abbandonati e gli alberi adottati. Tra la tua felicità e il tuo sesso sporadico. Tra il tuo sesso costante e la tua tristezza sporadica. Tra le note di una chitarra e quelle della radio che viaggiano nell'aria. Tra le berline di lusso e le biciclette arrugginite. Stai lasciando che una democrazia diventi un regime. E lunga vita al re.

venerdì 6 febbraio 2009

Dadi

E guardi tutte le catastrofi, guardi tutti i desideri svaniti, i fogli accartocciati, le delusioni accatastate ai piedi del letto. E non te ne frega più niente. Ora stai bene. E non trovi più tutte quelle disfatte esistenziali, tutte quelle macerie dalle quali non riesci mai ad alzarti. Ora inizi a ricamare nuove stoffe e a costruire nuovi palazzi che possano ospitare, in ogni loro stanza, tante molotov, pronte, ancora una volta, per una nuova esplosione. A questo serve il tuo futuro.

mercoledì 4 febbraio 2009

Scatoloni

Guarderemo nei sogni dei barboni. Vorrei riuscire ad incantarti sempre. Nel cielo, le stelle, come metastasi dei tuoi occhi. Come catastrofi luminose. Come se potessero guardarci dall'alto e vedere un po' come va, e quando capiscono come ci stiamo riducendo, ci cadono addosso, nelle notti d'estate, che magari con il caldo non ce ne accorgiamo e ci fanno buchi grossi come anime, nelle nostre vene, tanto profondi da non riuscire quasi più a camminare e respirare. E torniamo a casa a piedi. Che poi se mi metto a testa in giù sono un lavandino, proprio come te che vivi tra i colori del legno e quelli del fango. Rimane un corpo bucherellato. Massacrato e silenzioso. Perchè mi incoraggi a rimanere in vita? E sento sempre che dentro di me vita non c'è. Mi piovono addosso prodotti interni lordi. Silenzi mafiosi. Parole d'amore. Parole d'amore. Urla di violenze sessuali, che vengono da una donna, fa niente tanto non è italiana. Il caldo mi massacra. Anime di caffè, nere, spezzate, distrutte, rappezzate, dilatate, distese. Stirate, scaldate, mangiate e vomitate. Anime nelle macchine abbandonate negli angoli delle strade che scopano appannando il resto del mondo fuori da quel vetro. Un mondo ripossto in tanti scatoloni dalla nostra mente. Così monotona e schematica da far diventare il futuro una mera conseguenza del passato. E continueremo ad accatastare scatoloni di anime bucherellate, in piccoli scrigni di legno sotterrati, circa un metro e ottanta dalle nostre scarpe, facendo finta che abbiano un valore, magari più alto e più nobile, di qualsiasi altra cosa. E se tutto avesse lo stesso valore?

lunedì 2 febbraio 2009

Onde d'erba

La tua vita è sempre li con te. non ti lascia libero un attimo e fa la stessa cosa con me. sono vivo come su una barca che naviga sui fili d'erba, come è verde il mare questa notte. ci sono fasi di confusione ben accette e fasi di calma che aprono la via, che lasciano la scia nell'erba e guardi la schiuma degli steli. Il mare diventerà un albero questa notte. E sognerò le onde disegnate dal vento sulla tua pelle. Come se il vento soffierà in una sola direzione per sempre. Lontano. Ti troverai lontano. E quando smetteremo di sentirci come naufraghi. Con le nostre voci modificate dal filo di un telefono. Con i nostri occhi e le nostre idee modificate dalla banalità del male rinchiuso in un pestaggio nei confronti di chissà chi. Come se fossimo noi. Ma a noi non accade mai niente. Non accade mai un rapimento, un omicidio, un evento qualsiasi. Rubando gli autografi agli artisti di strada, sorrideremo ai vecchi rinchiusi nelle case di riposo. I miei occhi spenti. Le tue mani calde.
Perchè ogni tanto il tuo corpo non sembra vero. Mi sembra quasi di non poterlo toccare. Perchè cammino sempre con gli occhi chiusi, per non sapere dove andare. Mi sento le gambe ma non capisco a cosa possano servire. Bevo un po' d'acqua. Ma di cosa è fatta questa realtà qui ?
Comincio a non sapere più niente. Gli dei ci puniranno, per questo saremo felici per l'eternità. Puliremo tutto con un prodotto nuovo. E tra i numeri c'è l'infinito della divisibilità. Tra la mia testa e la tua anche. Puliremo tutto come se poi la realtà avesse più valore, se splendente.
Faremo pareggiare il bilancio e salteremo da un'isola all'altra per non far vedere a nessuno che non sappiamo camminare sull'acqua, che non sappiano aprire gli oceani. Per non far vedere a nessuno che abbiamo qualcosa in meno degli dei che ci puniranno. E ci puniranno sempre, perchè siamo inadatti. Perchè io non riesco mai ad iniziare, ma so come finire