sabato 13 giugno 2009

piccoli spostamenti crescono

si è spostato su http://paroleinconsistenti.wordpress.com/

Fughe

Perchè mussolini non è mai morto, sei sempre stato tu. Perchè tra i lampioni e le carceri, in prigione ci siamo finiti tutti. Perchè sarebbe bastato uno sforzo per diventare liberi tutti insieme, ma gli sforzi in questo paese non li fa nessuno. Perchè tutto è comodo, tutto va bene com'è. Tra i cassonetti differenziati, le persone, spaventate dai cambiamenti, votano ancora la sicurezza e la disciplina. Perchè gli squadroni fascisti sono tornati. Perchè tanto se la situazione si mette male, voi con la coscienza pulita, siete pronti ad andare via. Stiamo perdendo la nostra libertà, perchè la mafia ha vinto sullo stato. Perchè il lavoro è diventato un obiettivo e non un mezzo. Perchè abbiamo capito che non c'è nessuna vita dopo la morte e non sappiamo più in che direzione scappare. Perchè abbiamo paura di dire la verità, sempre e comunque. Perchè tanto mussolini non è mai morto. Sei sempre stato tu.

sabato 6 giugno 2009

Prendetene tutti. Questo è il corpo della nostra democrazia.

Male in polvere. Scope invisibili. Milioni di volti dispersi sull'asfalto di questa città, ci guardano dal basso implorando di perdonarli. Prendetene tutti, questo è il corpo della nostra democrazia. Disgrazie personali. Disgrazie concorrenziali. note disperse nei meandri di internet. Persone che ti ignorano. Persone che fanno finta di ignorarti. Male in polvere. Il sesso dei potenti, il sesso dei pezzenti. Non ti posso regalare più nemmeno la povertà, perché non ho più nemmeno quella. Puttane che vogliono avere rispetto. Perizomi come collari vengono trascinati in ville di lusso. Puttane che squittiscono. Giornalisti che ragliano. Le mie disgrazie personali che sovrastano ogni cosa. Le scelte che sembrano sempre sbagliate. L'impossibilità di far convivere il mio modo di vivere con il resto delle persone esistenti. Strategie comunicative per salvare le persone dalla loro stessa stupidità. Dittature evidenti e dittature nascoste. La convenienza. Certo che conviene. Converrà. La banalità dell'amicizia falsa. Il vuoto che ti circonda che alla fine sembra un grande pieno nel quale ti ci trovi anche bene. “Cibo in polvere, che mi fa accettare di essere finito”. Io che ti allontano e quasi quasi non so nemmeno bene perchè. Tu che sei stata sfortunata. I coriandoli fuori posto. Il nulla a cui vado in contro, senza sapere nemmeno perchè lo faccio. I miei testi letti e forse ascoltati. I miei testi inascoltati. Le mie idee reciclate. La mia tristezza che ti fa commuovere, la mia tristezza che ti fa sorridere. La mia tristezza che ti ha fatto anche, forse, applaudire. L'odio per la pubblicità, l'amore per la comunicazione. La speranza che qualcuno parli delle mie idee e che i miei testi non rimangano un raduno di parole. La volontà di cambiare il mondo. Pasolini. Pasolini. Pasolini. Pasolini. Pasolini. Pasolini. Pasolini. Pasolini. Pasolini. Pasolini. Pasolini. Pasolini. Una chitarrà scordata che non so accordare suonerà ancora una volta “male in polvere”. Tu che non ci sei più. Io che non ci sono più. Ancora male in polvere. Ancora pavimenti fatti di santini, muri fatti di manifesti. Volti. Nomi. Invasioni. Siamo stati conquistati. Prendetene tutti. Questo è il corpo della nostra democrazia.

A mezza altezza

Acqua gelata che scorre dalle labbra al cervello, per congelare quelle poche idee sane che vengono e conservarle per eventi migliori. Le strade piene di buche. Poche scuse stiracchiate. Le mani imbalsamate nelle tasche. Lancette che si fermano e non ripartono. Semafori lampeggianti. Tasti troppo rumorosi nel silenzio. Sulla scrivania un telecomando, centinaia di libri da leggere. Il sole era tramontato da tempo. Tra un pensiero e l'altro, accese la luce, strinse tra le mani un quadernino. Piccolo. Verde. Tra i silenzi invasioni di colore. Il caffè rovesciato su un'idea la rende incredibilmente profumata. Lo zucchero sul dito sembra quasi neve. Arrotolando il silenzio con le corde di una chitarra vecchia si riesce ad ingannare il tempo. Pezzi di ghiaccio che si staccano dal collo di una bottiglia per immergersi nell'acqua. I poster di persone che non hai mai visto e che hanno scritto canzoni che non ti hanno mai tradito. Poggiò la mano nel niente, a mezza altezza, e giurò che l'avrebbe rifatto tale e quale. E a voce alta, sperando che tutti lo possano sentire. Sperando che la stanza diventi un infinito megafono. Ripetè: anche se stai male, non vuol dire che tu abbia fatto la scelta sbagliata. È stata comunque la scelta giusta. Non ti pentire mai. La camera non è un megafono. Il silenzio non amplifica. Sembra quasi di non aver detto mai niente. Fuori è piena estate. Un'estate nuvolosa. Le nuvole esauriscono la nostra sete. Troppo ossigeno nel corpo che fa sentire quasi leggeri. Le lettere sui fogli si scompongono e cadono. La gravità schiaccerà tutto.

venerdì 5 giugno 2009

Io. Ritorno.

Aprì lo sportello, salì in macchina e guardò fuori dal finestrino. Casa sua era ancora ferma li. Come suo solito, con movimenti ripetitivi. Accese. Mise la prima. Premette l'acceleratore. Lasciò lentamente la frizione. Abbassò il finestrino. Guardò lo specchietto. Si aggiustò il ciuffo di capelli sulla fronte. Partì. E andò. Verso non si sa cosa. Verso non si sa chi. Sulla strada lunga e infinita, una mano sul volante e nella sinistra un fazzoletto bianco. Il braccio era poggiato sullo sportello, sul finestrino abbassato. Dall'esterno si riusciva a vedere la punta del fazzoletto di cotone bianco che sventolava. Come una bandiera in segno di resa. Come un fazzoletto in segno di addio. Come un cambiamento che per nessun motivo al mondo siamo disposti ad accettare. Non ha più un lavoro, non può pagarsi il mutuo. Ha dovuto lasciare la sua casa. Tornerà a vivere dai suoi.

lunedì 1 giugno 2009

E Ora?

Ora tutto sembra sgretolarsi ancora una volta. Tutto sembra frantumarsi in mille pezzi. In silenzio. E ora? Ritorno ancora una volta a bere dalle pozzanghere. Per aspettare nuovi sogni nucleari in riva al mare. Per comprare granelli di sabbia radioattivi. Litorali surriscaldati. E ora? Il tuo cuore annaffiato. Le tue guance annaffiate. I miei maglioni fradici. I segni del trucco sfatto dalle lacrime sembrano nuvole che prendono milioni di forme diverse. Su questo letto non si va mai troppo lontano, eppure, ci rimarremmo su per tutta la vita. Passeremo le prossime duecentomila serate a rincorrere i sorrisi persi nei labirinti residenziali. I complimenti che mi fanno per la tristezza delle cose che scrivo, sono così belli e così assurdi che non so cosa dire. I cani randagi che guardano gli hotel a cinque stelle. La tua voce che canta mi riempie e fa asciugare tutte le riserve d'acqua dei miei occhi. I miei sorrisi veri. E ora? Ora perchè non possiamo stare tranquilli per un po'? Ora perchè non possiamo addormentarci per un po' e svegliarci sorridendo? Non ti preoccupare ci sono qui io. E tu non sei mai la solita cantilena. E ora? Ora non lo so. Ora vediamo. Qualcosa faremo.