sabato 13 giugno 2009

piccoli spostamenti crescono

si è spostato su http://paroleinconsistenti.wordpress.com/

Fughe

Perchè mussolini non è mai morto, sei sempre stato tu. Perchè tra i lampioni e le carceri, in prigione ci siamo finiti tutti. Perchè sarebbe bastato uno sforzo per diventare liberi tutti insieme, ma gli sforzi in questo paese non li fa nessuno. Perchè tutto è comodo, tutto va bene com'è. Tra i cassonetti differenziati, le persone, spaventate dai cambiamenti, votano ancora la sicurezza e la disciplina. Perchè gli squadroni fascisti sono tornati. Perchè tanto se la situazione si mette male, voi con la coscienza pulita, siete pronti ad andare via. Stiamo perdendo la nostra libertà, perchè la mafia ha vinto sullo stato. Perchè il lavoro è diventato un obiettivo e non un mezzo. Perchè abbiamo capito che non c'è nessuna vita dopo la morte e non sappiamo più in che direzione scappare. Perchè abbiamo paura di dire la verità, sempre e comunque. Perchè tanto mussolini non è mai morto. Sei sempre stato tu.

sabato 6 giugno 2009

Prendetene tutti. Questo è il corpo della nostra democrazia.

Male in polvere. Scope invisibili. Milioni di volti dispersi sull'asfalto di questa città, ci guardano dal basso implorando di perdonarli. Prendetene tutti, questo è il corpo della nostra democrazia. Disgrazie personali. Disgrazie concorrenziali. note disperse nei meandri di internet. Persone che ti ignorano. Persone che fanno finta di ignorarti. Male in polvere. Il sesso dei potenti, il sesso dei pezzenti. Non ti posso regalare più nemmeno la povertà, perché non ho più nemmeno quella. Puttane che vogliono avere rispetto. Perizomi come collari vengono trascinati in ville di lusso. Puttane che squittiscono. Giornalisti che ragliano. Le mie disgrazie personali che sovrastano ogni cosa. Le scelte che sembrano sempre sbagliate. L'impossibilità di far convivere il mio modo di vivere con il resto delle persone esistenti. Strategie comunicative per salvare le persone dalla loro stessa stupidità. Dittature evidenti e dittature nascoste. La convenienza. Certo che conviene. Converrà. La banalità dell'amicizia falsa. Il vuoto che ti circonda che alla fine sembra un grande pieno nel quale ti ci trovi anche bene. “Cibo in polvere, che mi fa accettare di essere finito”. Io che ti allontano e quasi quasi non so nemmeno bene perchè. Tu che sei stata sfortunata. I coriandoli fuori posto. Il nulla a cui vado in contro, senza sapere nemmeno perchè lo faccio. I miei testi letti e forse ascoltati. I miei testi inascoltati. Le mie idee reciclate. La mia tristezza che ti fa commuovere, la mia tristezza che ti fa sorridere. La mia tristezza che ti ha fatto anche, forse, applaudire. L'odio per la pubblicità, l'amore per la comunicazione. La speranza che qualcuno parli delle mie idee e che i miei testi non rimangano un raduno di parole. La volontà di cambiare il mondo. Pasolini. Pasolini. Pasolini. Pasolini. Pasolini. Pasolini. Pasolini. Pasolini. Pasolini. Pasolini. Pasolini. Pasolini. Una chitarrà scordata che non so accordare suonerà ancora una volta “male in polvere”. Tu che non ci sei più. Io che non ci sono più. Ancora male in polvere. Ancora pavimenti fatti di santini, muri fatti di manifesti. Volti. Nomi. Invasioni. Siamo stati conquistati. Prendetene tutti. Questo è il corpo della nostra democrazia.

A mezza altezza

Acqua gelata che scorre dalle labbra al cervello, per congelare quelle poche idee sane che vengono e conservarle per eventi migliori. Le strade piene di buche. Poche scuse stiracchiate. Le mani imbalsamate nelle tasche. Lancette che si fermano e non ripartono. Semafori lampeggianti. Tasti troppo rumorosi nel silenzio. Sulla scrivania un telecomando, centinaia di libri da leggere. Il sole era tramontato da tempo. Tra un pensiero e l'altro, accese la luce, strinse tra le mani un quadernino. Piccolo. Verde. Tra i silenzi invasioni di colore. Il caffè rovesciato su un'idea la rende incredibilmente profumata. Lo zucchero sul dito sembra quasi neve. Arrotolando il silenzio con le corde di una chitarra vecchia si riesce ad ingannare il tempo. Pezzi di ghiaccio che si staccano dal collo di una bottiglia per immergersi nell'acqua. I poster di persone che non hai mai visto e che hanno scritto canzoni che non ti hanno mai tradito. Poggiò la mano nel niente, a mezza altezza, e giurò che l'avrebbe rifatto tale e quale. E a voce alta, sperando che tutti lo possano sentire. Sperando che la stanza diventi un infinito megafono. Ripetè: anche se stai male, non vuol dire che tu abbia fatto la scelta sbagliata. È stata comunque la scelta giusta. Non ti pentire mai. La camera non è un megafono. Il silenzio non amplifica. Sembra quasi di non aver detto mai niente. Fuori è piena estate. Un'estate nuvolosa. Le nuvole esauriscono la nostra sete. Troppo ossigeno nel corpo che fa sentire quasi leggeri. Le lettere sui fogli si scompongono e cadono. La gravità schiaccerà tutto.

venerdì 5 giugno 2009

Io. Ritorno.

Aprì lo sportello, salì in macchina e guardò fuori dal finestrino. Casa sua era ancora ferma li. Come suo solito, con movimenti ripetitivi. Accese. Mise la prima. Premette l'acceleratore. Lasciò lentamente la frizione. Abbassò il finestrino. Guardò lo specchietto. Si aggiustò il ciuffo di capelli sulla fronte. Partì. E andò. Verso non si sa cosa. Verso non si sa chi. Sulla strada lunga e infinita, una mano sul volante e nella sinistra un fazzoletto bianco. Il braccio era poggiato sullo sportello, sul finestrino abbassato. Dall'esterno si riusciva a vedere la punta del fazzoletto di cotone bianco che sventolava. Come una bandiera in segno di resa. Come un fazzoletto in segno di addio. Come un cambiamento che per nessun motivo al mondo siamo disposti ad accettare. Non ha più un lavoro, non può pagarsi il mutuo. Ha dovuto lasciare la sua casa. Tornerà a vivere dai suoi.

lunedì 1 giugno 2009

E Ora?

Ora tutto sembra sgretolarsi ancora una volta. Tutto sembra frantumarsi in mille pezzi. In silenzio. E ora? Ritorno ancora una volta a bere dalle pozzanghere. Per aspettare nuovi sogni nucleari in riva al mare. Per comprare granelli di sabbia radioattivi. Litorali surriscaldati. E ora? Il tuo cuore annaffiato. Le tue guance annaffiate. I miei maglioni fradici. I segni del trucco sfatto dalle lacrime sembrano nuvole che prendono milioni di forme diverse. Su questo letto non si va mai troppo lontano, eppure, ci rimarremmo su per tutta la vita. Passeremo le prossime duecentomila serate a rincorrere i sorrisi persi nei labirinti residenziali. I complimenti che mi fanno per la tristezza delle cose che scrivo, sono così belli e così assurdi che non so cosa dire. I cani randagi che guardano gli hotel a cinque stelle. La tua voce che canta mi riempie e fa asciugare tutte le riserve d'acqua dei miei occhi. I miei sorrisi veri. E ora? Ora perchè non possiamo stare tranquilli per un po'? Ora perchè non possiamo addormentarci per un po' e svegliarci sorridendo? Non ti preoccupare ci sono qui io. E tu non sei mai la solita cantilena. E ora? Ora non lo so. Ora vediamo. Qualcosa faremo.

venerdì 29 maggio 2009

Pennelli (ripubblicata)

E forse avrei dovuto scegliere il vestito migliore per il nostro appuntamento casuale. Avrei dovuto preparare un discorso serio. Un paio di parole adatte ai tuoi capelli biondi. Ma mi sono cascate giù quelle poche parole strane e un po' stiracchiate, ma quando ti ho vista, non ce l'ho fatta.
“Scusami, lo so che sembra un po' strano, lo so che non è il modo più adatto per conoscere una persona, ma ti ho vista e volevo parlarti, ho sentito la possibilità di parlare con te e di dire cose intelligenti, cose che non con tutti posso dire. Non volevo perdere questa occasione.”
silenzio. “ non mi rispondi, va bene, cosa ne pensi della possibilità di scappare dall'altra parte del mondo? Dei colori troppo simili alla realtà? Della morte? Non sei di molte parole tu, però lo so che magari un'altra volta avrai molta più voglia di parlare con me.”
prese un foglio e disse: “questo è il mio numero”. Scrisse ed uscì dal negozio. Lei rimase ancora in silenzio. Finì di fumare la sigaretta e lo rincorse. Lo fermò e lo baciò. E disse: “nessuno mai aveva capito il mio sguardo e mi aveva parlato facendomi sentire intelligente, senza avere nemmeno una mia risposta. Nessuno mai aveva osato come te. Io penso che si pensi troppo poco alla morte. Dovrebbero averla tutti fissa in testa, per riuscire a legarsi di più agli attimi di vita che trascorrono”.
Lo prese per mano e lo ricondusse nel suo negozio di quadri e pennelli. Lei si mise a sedere sulle tele bianche e lo guardò. “io ho sempre paura di morire” disse lui “Per questo sono capace di amarti solo avendo visto i tuoi occhi attenti”

lunedì 25 maggio 2009


Lo spettacolo teatrale con i miei testi:

http://www.facebook.com/event.php?eid=86100333769

venerdì 22 maggio 2009

Odia il prossimo tuo come te stesso

Tutti contro tutti. Odia il prossimo come te stesso. Fermati a non pensare. Tutto ti crolla intorno. Tu rimani pigro ancora un po'. Cambia canale. Non sorridere, non c'è un cazzo da ridere. Qualcuno ti odierà. Rimarrai senza lavoro. Ci sarà qualcuno da odiare e se non lo trovi fattelo suggerire dalla televisione. Prima che tutto il resto veda una tua direazione, rimani fermo. Non pensare. Non sorridere. Scopa, quella è la tua esistenza, il tuo limite e la tua forza. Scopa. E rimani misero, uomo, come sei. Prima che tu decida di prendere una posizione, aspetta ancora un po'. Prima di accettare di voler soffrire per le tue scelte, non scegliere. Usa il progresso, usalo e consumalo. Brucia ogni ricordo del passato e inneggia ad un futuro glorioso che avrai, forse un giorno, magari chissà se qualcuno che hai votato te lo concederà. Quando vorrai fare delle scelte e rispettarle ed essere coerente, uomo, allora troverai qualcuno che sarà disposto a starti vicino a qualunque costo, perchè saprà di non essere mai tradito. Ma tu non ci pensare, scopa ancora un po'. Odia il prossimo tuo come te stesso, non amare mai nessuno. Scopa.

martedì 19 maggio 2009

Ali rotte

Sotto le scarpe il silenzio della neve. Il sole bagna tutto di bianco. La luce è ora e per sempre. Gente che gira per la città con buste piene di ali rotte. Topi che non sanno più dove andare. La violenza della felicità. La calma come unico progresso umano. Alberi di caffè in polvere, alberi di mele seriali. Carrelli pieni di ali rotte. “L'inutilità della puntualità”. Tutti che inseguono l'amore. Canzoni d'amore. Foto d'amore. Poesie d'amore. Programmi televisivi d'amore. Cantanti seriali d'amore. Ali rotte a forma di vestiti. Mi toccherà prendere una bottiglia, riempirla di parole, infiammarla e lanciarla.

venerdì 15 maggio 2009

Ora lo so

Perchè so cos'è un telecomando? Perchè so cos'è un mms? Il progresso è un oggetto? Dov'ero mentre il mondo faceva il giro giro tondo. Forse disegnavo sulle tue dita delle piume, per farti volare lontana. Disegnavo sulle tue braccia i silenzi infranti dalle risa. Dov'ero mentre marciando sulla paura della morte ci hanno divisi tutti. Dov'ero mentre ci facevano a pezzi il futuro e gran parte del passato? Forse curavo le tue ciglia stance, annaffiavo la tua testa per far crescere sogni sani e forti. Forse ti nutrivo per farti rimanere fedele alle tue idee, a qualunque costo. E guardavo i capelli invadere ogni angolo del nostro cuscino. Perchè so cos'è una serie di dribbling? Perchè so cos'è la fluoxetina? Il progresso è solo un oggetto? Raccolgo i tuoi vestiti stropicciati. Raccolgo i tuoi vestiti strappati. Raccolgo i tuoi vestiti profumati. Ora lo so. Seguendo la felicità ci siamo persi. Ora lo so. Il progresso non è un oggetto.

martedì 12 maggio 2009

Vedrai

Quando mi hai detto che avresti voluto avere degli ombrelli al posto delle guance per non bagnare le parole d'amore che mi dedicavi, io ti ho guardata sorridendo. Ti avrei voltuo dire di non truccarti più di nero, che quelle lacrime così scure non le avrei volute più vedere. Di non truccarti di rosso come fanno le madonne, abbandonate e che non ridono mai. Nei cimiteri i nostri ideali di rivoluzione putrefatti. Quando cambieremo tutto questo? Era la sola domanda che riuscivo a farti. Non mi interessa il modo, ma io devo fare qualcosa per far si che i miei figli vivano nel mondo che avrei voluto io. E mi arrivano via mail ricette per realizzare dolci bevande esplosive. Non mi resta che sorridere e asciugarti le lacrime trasparenti. Vedrai che non saremo come gli altri, non cambieremo prima noi del resto. Vedrai.

sabato 9 maggio 2009

Varietà

Senza fermarti un attimo maledirai la libertà e ogni scelta sbagliata che comporta. Mangiando pesce crudo ricamato e imbellettato in cerchietti e tocchetti. Tra vari giochetti, motivetti, ridicoli coretti e uomini perfetti ricorderai ogni tua tradizione e salutando con la mano importerai da lontano altri bisogni. Ogni ricordo sembra vano. Milioni di formiche assaltano ogni cosa. Invadono. Conquistano. Muoiono. Insegnano ai figli come consumare tutto. E ancora invadono, producono consumano e muoiono. Tutto il tempo libero ha preso fuoco. E brucia tra varietà tutti uguali. "Brucia baby burn".

lunedì 4 maggio 2009

Lui

Aveva al polso un orologio che segnava un orario sbagliato. Sul capo un cappello sporco. Tra le mani un foglio di carta piegato, usato, consumato. Per la testa le solite idee. Sulle labbra la solita tristezza. Negli occhi il sole della primavera. Dita secche. Polpastrelli consumati. Ascoltava un tamburo triste, seduto sui suoi talloni. Il vuoto nella testa. Una malattia inventata. Sonno da recuperare. Un tamburo triste da ascoltare ancora. Poche parole da regalare. Difficoltà da superare. Silenzio. La speranza di non rendere mai nessuno triste. La sua incapacità nel farlo. La sua rassegnazione. Ancora un tamburo triste da ascoltare.

sabato 2 maggio 2009

Tavor

Scegliamo sempre le corsie preferenziali. Sorpassando disoccupati a tempo indeterminato. Tra me e quello che voglio fare c'è di mezzo il mare, ci costruirò un ponte molto stretto. Fermi al posto di blocco i vostri sogni concorrenziali. Faremo a gara per avere il nostro nome scritto in alto, su un traliccio di venti metri, così anche le nuvole prima o poi dovranno chiederci il permesso. Guarderemo gli alberi reclusi in prigioni quadrate lungo i bordi delle strade. Avranno l'ora di CO2. Siamo buoni noi. Siamo sempre sorridenti. Complimenti, il tavor ha fatto effetto. Sorridi guarda come sei rilassato.

lunedì 27 aprile 2009

Libertà, Fratellanza, Ugualianza

È rimasto uno stato che continua a infettarmi. Poca rabbia e una repubblica fondata sulla vendetta. E dallo stato un vilipendio alla nazione e uno ai cittadini. Istruzioni per costruire una molotov che nessuno userà. Istruzioni per costruire uno stato infilate in una costutuzione che nessuno leggerà. Tra i corsi trimestrali per diventare parlamentari europei, tra i corsi annuali per diventare incaricati di dio e i corsi semestrali per diventare promotori di pace e uccisori legalizzati. Campagne elettorali televisive che non finiscono mai. Tra i partigiani che per qualcuno rimangono, nonostante tutto, un po' più importanti di chi ha combattuto dal lato sbagliato. Tra le feste della liberazione che non sono feste della liberà in senso astratto, ma della libertà di uno stato dalla dittatura, in senso concreto e tangibile. Tra le feste dei lavoratori che almeno prima si lamentavano degli stipendi ma avevano un lavoro, ora non hanno nemmeno quello. Tra lo stato che sta distruggendo la solidarietà tra le persone. risuona ancora forte il DIVIDE ET IMPERA. In tutto questo c'è un cuore stanco che non ce la fa quasi più a battere. Lo sento, è rimasta solo una macchia rossa sotto la maglia. E Canali urla nelle mie orecchie: libertà, fratellanza, ugualianza. LIBERTA' FRATELLANZA UGUALIANZA.

venerdì 24 aprile 2009

Il mio racconto su emil'art-letteratura

potete leggere un mio racconto qui su:

http://www2.micheleemiliano.it/ms/contest/letteratura/il-bisogno-di-una-cosa.html

e per chi avesse voglia di farmi sapere che ne pensa su facebook c'è questo gruppo:

http://www.facebook.com/group.php?gid=87181714112&ref=nf

buona lettura. grazie

giovedì 23 aprile 2009

Come non è

Dove sono se tu mi pensi? Chi sono se tu ti occupi di me? Cosa sono se sono lontano da te? Ti inspirerò sino a farti sparire, sino a riempirmi di te. Bagnerò il tuo viso per confondere le lacrime. Lo so che non c'è più spazio dentro te per tutto quello che ti circonda, ma torna qui a parlarmi. Non sparire. Una ninna nanna a reti unificate ci accompagna tutto il giorno tutti i giorni. Non ti addormentare, aspetta un'altra catastrofe universale che ti distragga dal reale. Stringimi e fammi sentire la tua pelle. Perchè tutto è giusto e tutto è sbagliato, io non so mai come giudicare. Io non so mai come giudicare. Riesco solo a capire come non è. Come tutto non è e forse non sarà mai.

lunedì 20 aprile 2009

Canta che ti passa

I contorni dei miei sogni deturpati dagli ecomostri. Dagli ecoincentivi. Dalle offerte. Dai saldi. Dai ribassi. Dai fino ad esaurimento scorte. Dalle produzioni seriali di ogni cosa. Tutto ciò a cui io non ho creduto mai, si avvera. Quello a cui ho sempre creduto, non si avvera mai. Cataste di uomini inscatolati e pronti all'eterno ricordo del nulla che sono stati. Uomini coperti di insulti, grandi uomini che hanno contribuito alla formazione della popolazione mondiale. E il genoma umano modificato per sempre dalle esplosioni nucleari. Il suono del basso che si infrange sulla mia testa. L'ottimismo minimo, che se no impazzisci. Le fughe di masse dal dolore. Le fughe di massa dall'idea di fine. Le fughe di massa. Le fughe di massa. Le fughe di massa. E tutti che girano. Giro giro tonto. Milionidimiliardi di teste che si scontrano e non se ne capacitano. Milionidimiliardi di intrattenimenti devastanti. La la la, canta su.

venerdì 17 aprile 2009

Elezione Naturale

Un cappello bianco, color latte, copriva una marea di idee che filiformi e colanti si arrotolavano tra il nulla e l'aria di questo mondo. Poco sotto la fronte due piccoli tagli riflettevano il tutto e lo ricoprivano di colore. E ancora giù c'erano le labbra. Era il contrario del niente. Era l'eccesso di ogni cosa. Era morta. Sotto le macerie di un paese che l'ha dimenticata e ora la sta usando per vincere le elezioni.

mercoledì 15 aprile 2009

Gentile Signorina

Non so perchè, ma dalla tua testa continuano ad uscire fili gialli che volano leggeri nell'aria e si attorcigliano in una sfera che illumina il mondo. Non so perchè ma dalla tua testa escono fili neri che piano piano coprono ogni cosa e fanno calare il silenzio e la tranquillità e dei tuoi fili biondi, renstano solo alcuni puntini sparsi qui e li. Non so perchè ma dai tuoi occhi escono tasti bianchi e neri che entrano nelle mie orecchie e mi fanno muovere le mani e i piedi. Forse lo so. Ma lei lo sa che dalla sua bocca esce la sola aria che riesco a respirare? Gentile signorina, la sua pelle è l'unica cosa che vale la pena toccare, mi spiace se pensa che i sensi debbano essere usati sempre tutti, ma credo che anche solo vederla, per me sarebbe la cosa più bella del mondo. Lo sa che dalle sue dita escono carezze leggere che farebbero volare chiunque? Gentile signora, lo sa che i miei sensi sono saturi e tutta questa bellezza sarò costretta a conservarla in fogli colorati tagliati a caso? Lo sa che dalle mie mani riescono a colare solo parole che la riguardano? Gentile signorina, ha già arredato la mia testa? Ha già appeso i suoi quadri? Gentile signorina, le chiedo di fare piano e di gettar via la chiave, così da non poter mai più uscire.

martedì 14 aprile 2009

Qualcosa da cambiare

Tutto sembra infattibile.Tra l'azzurro del cielo e quello del mare. Tra la luce del sole e quella della tua testa. Tra i terremoti in abruzzo dove senza casa sono rimaste le persone-spot. Tra le disfatte umanitarie e quelle mie personali, guardi dritto nei miei occhi e mi dici che non c'è un motivo per fare niente. Hai gli occhi coperti da un cappello. L'ombra ti rende il viso più bello. Vorrei avere la possibilità di distinguermi dagli altri, non solo per un vestito. Vorrei avere la possibilità di distinguerti dagli altri, non solo per un vestito, per un cappello, o per un bel costume. Ma lo so che anche se non ho i tuoi occhi tra le mani, starai guardando qualcosa di bello, da cambiare.

sabato 11 aprile 2009

Amori al contrario

Mi chiedi sempre di mettere soggetto e verbo, ma io non lo so chi sono, ormai, e non lo so mai cosa voglio fare. Mi sembra sempre tutto giusto nella stessa maniera. E qualcuno che ha un'idea di cosa è giusto o sbagliato, non fa altro che giudicare. E Si sa che la gente dà buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio, si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio. Con la testa piegata. Con le serrande alzate per catturare ogni raggio di sole. Perchè il nero è il colore che ruba più luce di tutti. Perchè più doni e più ti rubano tutto. È un amore al contrario. Un deserto fatto di palazzi e banalità, e strade e catastrofi. È un deserto fatto di persone di merda che ora fa figo dispiacersi per i terremotati. È un deserto fatto dalle vostre teste. Fate quello che vi pare. La vita è una sola, in culo a tutti. Tanto lo sai che se disprezzi puoi comprare. Tanto lo sanno tutti. In questo deserto va così.

martedì 7 aprile 2009

Cosa mi regaleresti di te?

Dove sei? Che fai? Che vorresti fare? Con chi lo vorresti fare? A che stai pensando? Cosa saresti disposta a donare? E perchè sei vestita? Perchè non salti? Ti va di correre? Ti va di stare in silenzio? ma...cosa sei disposta a donare? Anche tutta te stessa? E mi abbracceresti? E se volessi accarezzarti? E se volessi guardarti vestita? E se volessi saltare con te? Se volessi tornare e ritornare, verresti con me? Dove mi vuoi portare? Hai qualcosa da dirmi? Perchè non mi dici niente? Dai ti prego, mi parli? Sai che ho voglia di sentire la tua voce? E se ti chiedessi l'anima, mi risponderesti non ne hai? E se ti chiedessi i tuoi sogni, mi risponderesti comunque non ne hai? Che differenza c'è? Hai voglia di sentire il vento fresco sulla tua pelle? E se volessi vederti nuda per guardare la forma che hai dato al tuo corpo? Se volessi vedere tutta la tua pelle? Cosa mi regaleresti di te?

venerdì 3 aprile 2009

Rime sul niente

Tutto quello che c'è cos'è. Le candele sono state inventate per poter bruciare più cose insieme. Tra i rantoli della fame di chi è stato licenziato e dimenticato. Le parole di rino gaetano sulla musica dei prodigy. Il silenzio sui cornicioni dei palazzi seriali. Le case seriali. I cervelli seriali. Le mie emozioni seriali. La voglia di essere diversi, seriale anche quella. Le produzioni seriali. Gli omicidi singoli. La gioia che ti do. La gioia che mi rubi. Cammino a testa in giù perchè sapere che sopra di me c'è l'infinito mi costringe a credere in dIO. Le profezie in rima. Le piccole e medie imprese che ora stanno diventando le invisibili e piccole imprese, continuano a sfruttare per trarre profitto. Le catastrofi a rate alle 8.00 di mattina alle 13.30 in versione ridotta il pomeriggio alle 18.00 e alle 20.30. i miei post che finiscono prima o poi nell'ultima pagina della tua testa. Le file dirottate verso i ritorni a casa. Si vendono sempre meno chitarre e sempre più mobili svedesi. E ho allegato alla mia personalissima bibbia un preservativo. Il papa parla solo tedesco. Gli espropri proletari degli imprenditori a scapito degli operai. Eh ?

giovedì 2 aprile 2009

Buona serata

Non c'ho piu lavoro. Silenzio. Niente più palloncini. Sono finite le feste. Non c'è da ridere. Non c'è da colorare. Finiti i fogli. Finita la distrazione. E mi vedi, in televisione che piango. Non c'è più lavoro. Ti viene l'ansia. Te la ricordi? La sostanza che si vendica sulla poesia? Guardami. Mi vedi? Sono disperata. Mi vedi. Non ho più lavoro. Guardami. Guardami. Tu cosa mi dai? Ma tu guadagni. Tu mi sfrutti. Per te ancora palloncini, feste, risate, serate a cena fuori, serate colorate. Per te la sostanza non si vendica mai. Ti viene l'ansia? Ti vene da pensarci su? Dai con calma, spegni la tv. Fumati una sigaretta e trovati una escort. Buona serata. Click.

martedì 31 marzo 2009

Hai sbagliato

Convincimi che hai torto. Spiegami perchè sbagli e perchè non hai ragione. Spiegami perchè avendo un giudizio, ti senti sempre dalla parte del bene. Perchè ti immagino sdraiato su una chitarra, con le stelle e i fiori che ti cadono addosso dal cielo. Hai una esistenza. Hai un cervello, se ci credi hai un'anima e anche un Dio. Se ci credi hai un amore e qualcosa da fare. Se credi a tutto questo, devi avere anche torto. Devi aver sbagliato tutto. E adesso?

venerdì 27 marzo 2009

Matita

Non sono mai riuscito a descrivere la tua pelle. Non ho mai trovato le parole adatte per quel rosa. Ho sempre desiderato farlo. Non sono mai riuscito a descrivere i tuoi occhi, le tue ciglia. Avrei sempre voluto avere te davanti agli occhi, o anche solo una tua foto, nuda, per guardarti, per scorgere la tua timidezza. Avrei voluto prendere una matita e disegnare i contorni delle parole, ma erano così diversi dai contorni del tuo corpo, che non ci sono mai riuscito. E con un dito ti avrei voluto accarezzare per trattenere quella bellezza e liberarla con una penna tra le mani, ma non mi riesce mai, non ne sono capace. E così mi piacerebbe almeno avere un po' della tua pelle, un po' della tua paura negli occhi. La tratterrò, sarà il mio segreto. Saranno le parole che non rivelerò mai a nessuno. Se solo riuscissi a guardarti e a ritrarti degnamente, non morirei ogni volta dal desiderio di vederti, ma non posso farne a meno. Ed ora tu non ci sei, non mi resta che osservarti in una foto, con una matita tra le mani. Stanco ma con la voglia di provare ancora a descrivere te.

mercoledì 25 marzo 2009

Le tue Gocce

Con il silenzio ti ho permesso di agire. Vederti continuare a baciare rospi. E ancora altri rospi. Dimenticandoti di non esser mai stata una principessa, di non aver mai avuto un abito lungo, o scarpe da perdere a mezza notte. In questa terra dove la guerra è silenziosa. Dove quasi sembra di vivere nel progresso. Che non è più di diversi colori tra i quali il verde il rosso e il moderno, ma è tutto grigio. E tagliato in banconote rettangolari. E forse è anche finito da un pezzo. E tu continui a baciare rospi. Io ti guardo e sorrido, perchè lo so che diventerai una principessa, quando inizierai a spargere le tue lacrime sulla terra in cui vivi, per farle...

lunedì 23 marzo 2009

Forma

Abbracciandomi mi discesti che avresti tanto voluto che le parole e i tuoi pensieri avessero la forma delle lacrime, per esser più vicini possibile a quello che senti. Ti misi una mano tra i capelli e poggiai i miei occhi sulle tue lacrime. Poggiai anche il mio respiro sulle tue guancie. E tu mi dicesti che i tuoi pensieri e le tue parole avevano preso la forma del sole. E così, le lettere che colarono dalla tua testa, salirono leggere verso il cielo e si persero nella luce.

giovedì 19 marzo 2009

Mi stringi gli occhi

Ti fermi per guardarmi per via dei miei occhi rossi. Con le occhiaie che mi coprono dalla testa ai piedi. I ponti tra le nostre lingue che attraversano chilometri d'aria. Ti chiamerei di corsa per urlarti che voglio andare ad abbraccaire ogni ragazzo-guerrigliero che si difende dai colpi dei manganelli. Per chiederti di venire con me a recuperare tutti i partigiani rimasti in vita. E tu allora lasci quello che stai facendo per venire a fare l'amore con me. E come sempre, anche questa volta, un po' ti incazzi che i preservativi costano troppo e che dovrebbero essere gratis per tutti, così da non dover spendere poi tanto per le cure. E mentre sei li ferma a guardarmi e tutte queste idee scorrono nella mia testa, ti dico solo che mi piace quando mi abbracci, che mi piace quando mi sorridi e mi regali un libro, che mi piace quando hai la gonna e mi piace anche il colore dei tuoi capelli e anche quello dei tuoi occhi. Mi costringi a rimanere in questa paese, anche se ormai in questo paese non c'è quasi più niente di buono.

martedì 17 marzo 2009

Le tue dita

Ho tra le labbra il sapore delle tue dita. Io non ti ho mai detto niente di vero, perchè non ho mai saputo che posizione prendere. E non so ancora come si fa a sentirsi così sicuri della propria verità, non lo so talmente tanto, che ogni volta che ti guardo mi chiedo, come fai a parlare con tanta sicurezza, non lo sai che non hai ragione? E così tu mi chiedi se puoi ancora accarezzarmi le labbra, dicendomi, che quella che senti sotto le tue dita, per te può essere una verità abbastanza sicura.
Te le lascio toccare, perchè è bello. Perchè forse avrei bisogno delle tue dita sulle mia labbra più spesso, circa ogni volta che vedo le persone dire qualcosa, qualsiasi cosa. Sicure nella loro verità, vanificata, come sempre, dalla loro morte.
E così improvvisamente le sollevi e mi riporti da queste parti, in questa casa, in questo mondo. Mi ricordi che anche se la loro non è una verità, è come la mia, e se io accetto la loro, magari, forse, un giorno, capiranno di avere torto, proprio come me. E mi lasceranno parlare del mio torto, senza dire niente, perchè poi...è così...dico quello che voglio e ho sempre ragione e sempre torto.

venerdì 13 marzo 2009

Pezzi

Che poi alla fine vorrei che mi rimanessero addosso solo i pezzi delle cose più belle, come quando finisco di suonare per te e mi rimangono sulle dita pezzi di chitarra classica, inadatta alla musica punk che ti voglio dedicare, come quando mi rimangono addosso pezzi di lenzuola strappati, inadatti alla nostra voglia di non sentirci soli, come quando mi rimangono addosso pezzi di parole dei miei racconti, scritti su fogli troppo facili da strappare. Vorrei avere solo quello addosso e non coperte di polveri sottili che mi riscaldano troppo, non vorrei sentire pezzi di gas di scarico, tra le mie labbra. Come quando avevo tra le dita dei pezzetti del plettro rotto o dei petali dei fiori che raccogli per strada. Come quando tutto va in pezzi e mettermeli addosso sembra l'unico modo per ricomporre questo mondo, che sembra così contento di apparire frantumato. Che sembra così contendo ti non esserlo.

martedì 10 marzo 2009

Noi_

Non riesco più a trovare lo spazio per respirare, questo mi dicesti quella sera. Il cielo era vuoto e pieno di luci, così stupidi da oscurare le stelle. I tuoi pensieri quella sera erano in grado di far muovere il sangue nelle mie vene. Perchè siamo sempre così infelici noi? Noi chi ti chiesi. Noi che non contiamo mai un cazzo e che se ci siamo o no è uguale. Noi. Perchè non ci siamo ancora arresi a quello che siamo, ma un giorno lo faremo, lo farai anche tu. Un giorno sarai contenta di quello che sei e di quello che sei stata, perchè lo stai scegliendo tu e l'hai scelto tu.

sabato 7 marzo 2009

Così vicino che potrei essere io

Così vicino che non puoi fare altro che respingerlo. È quasi a contatto con la tua pelle, non puoi fare altro che cacciarlo, così diverso...odialo. Così incomprensibile che non merita di esserti vicino. Odialo. Insaccati la tua pettorina gialla e inizia a girare. Ronda gironda, girovaga rondando, con la tua bella pettinatura, ricorda il manganello. E se lo Trovi, picchialo, non deve stare qui, è così diverso che non riesci nemmeno a guardarlo e a capirlo. È così straniero che non provi neanche a parlarci. E se riesci a picchiarlo, non ti fermare mai, uccidilo. Uccidilo. Uccidilo se puoi quel bastardo. E quando hai finito, rimettilo nella tua scatola cranica, quel cazzo di cervello inutile che hai.

giovedì 5 marzo 2009

Dita Sporche

Per dodici ore intere ho guardato i tuoi occhi. Ogni rintocco, uno sguardo, un tuo abbraccio. Ogni sogno, un tuo risveglio. Ti srotoli sulle mie braccia, per farti abbracciare quando unisco le mani. Per farti colare e circolare dentro me, ci siamo tagliati le dita e le abbiamo unite, così che il tuo sangue possa scorrere nel mio corpo. Senza farne colare nemmeno una goccia in questo sporco mondo infetto, lo terremo tutto per noi. Per la nostra rivoluzione che passa dalla fiducia, e dal fare solo ciò in cui crediamo. Per le nostre unghie sporche di smalto, per le nostre scarpe sporche di fango, per le nostre mani sporche di polline, per i tuoi occhi sporchi di me. Per i tuoi desideri, sporchi di pubblicità. Per le nostre scelte sporche di una libertà che ci hanno concesso, venduto o regalato, ma che in realtà non esiste, sino a quando non confonderemo gli altri con la fiducia.

lunedì 2 marzo 2009

Erba Bagnata

Che alla fine non lo so nemmeno come ci sono arrivato qui. Ma cosa conta. Quando ho chiuso gli occhi ho sentito tanti piccoli, infiniti, steli d'erba sotto i piedi. C'era solo prato intorno a me. Niente gas di scarico. Niente strisce pedonali, marciapiedi o semafori. Non c'erano tutti quei piccoli consigli, tutte quelle piccole regole che ti imprigionano e nemmeno te ne accorgi. C'era solo il prato. L'unica gabbia presente in quella distesa orizzontale era la fisica, ma non me resi nemmeno conto. La terra umida, il mio essere in vita, non mi fecero percepire nessun'altra sensazione. Sorrisi e mi concentrai sull'erba bagnata sotto i miei piedi. Feci un piccolo passo, per poter sentire ancora gli steli d'erba non schiacciati e bagnati sulla mia pelle. Era come rincominciare a sentirmi vivo, ogni passo. Ero parte del tutto che mi circondava. Euforico e immobile pensai solo a togliermi quei pochi vestiti che avevo sulla pelle riscaldata dal sole. Dopo poco rimasi nudo, perchè quando si è nudi, si è tutti uguali. Mi sdraiai sull'erba e rimasi così per ore. Ore.

sabato 28 febbraio 2009

Bi-Sogni

C'era un castello di sabbia bellissimo. C'era un aquilone nel cielo che volava, con il suo filo legato ad un altro aquilone. C'era un palloncino di mille colori, un sogno tutto rosso. Un pesciolino in una vasca da bagno. Un albero nel centro di un salone. Una persona nel centro di una città. Un giorno alla settimana per poter vivere, sette per poter lavorare. C'era una barca di legno, abbandonata in un porto, utilizzata dai bambini per andare alla conquista del mare infinito. C'era una boa, per non perdersi mai, per avere un punto di riferimento, per non sentirsi spaesati, per sentirsi a casa. C'era un letto e un cuscino per contenere milionidimiliardi di sogni. C'era il silenzio e c'era la musica. C'era e c'è ancora, e te lo voglio regalare, per non farti pensare ai ragazzi di sedici anni che posso andare a caccia, per non farti pensare alle persone in coma vegetativo che devono, per forza, rimanere in vita, senza un motivo. E noi che stiamo bene, un motivo non l'abbiamo.
Per non farti pensare alle ronde e alle repressioni. È per questo che ti regalo un sogno.

mercoledì 25 febbraio 2009

Con i raggi del sole

Non ci sono, fuori, altri colori, oltre quelli del sole. Non c'è una stella che possa durare in eterno, non c'è eternità che non possa finire, prima o poi. Non ci sei tu e non c'è niente. E mi rintano in quei colori così lontani dalla luce del sole, che sembrano alieni, che invadono la mia testa. I colori della finestra, quelli delle porte. E dentro di me maniglie poco adatte. E passo in buchi poco larghi e molto lunghi. Fingendo di dipingere con i raggi del sole i tuoi occhi, ti entro dentro, per non sentirmi solo. E ti prego non lasciarmi solo. E dipingerò con i raggi del sole anche le tue labbra e i tuo sogni, ma non lasciarmi con tutte queste maniglie, senza dirmi quali sono le porte adatte.

lunedì 23 febbraio 2009

Animali

Con i piedi sulla cyclettes, accendo la televisione. Un canale a caso, cambio su un documentario. Colori e voci comunicano con il mio inconscio, mentre le gambe vanno. Finisco e salgo su un tapis roulant. Ancora altri chilometri da percorrere, ancora altre immagini e altre voci che mi accompagnano. Ho finito, mi faccio una doccia e inizio a mangiare. Una fettina di carne, di chissà che animale, allevato, antibioticizzato e affettato. Sono sazio. Mi sdraio nel letto. Spengo la televisione, nel silenzio e nella sensazione di abbandono lasciata dai colori vivaci del mio televisore, mi sento solo. C'è forse la luce della luna, forse quella dei lampioni lontani che illuminano poco la mia camera. Mi guardo le mani e penso: che ce l'ho a fare questo corpo, se ho smesso di essere un animale?

giovedì 19 febbraio 2009

Neve e caffè

Cade su ogni cosa e ogni cosa riposa, accarezza lieve e congela l'anima, immobile cristallizza. Fermo dietro un vetro le consegni la tua anima. La neve fa così. Ti ruba tutto, gioia, dolore, felicità, tristezza, pacatezza, caffè, verde, ti ruba tutto. E sei quasi fuori da te, che osservi la tua anima che cade a pezzi, da dietro ad una finestra, la vedi posarsi sulle macchine, sui tetti delle villette, sull'asfalto. La vedi sciogliersi e tra po' la primavera la farà rievaporare. È così leggera che si allunga e si distende, regge l'impossibile e si spezza di niente. E vedi i segni delle gomme delle ambulanze tra il bianco soffice caduto come piume dal cielo. Guardi i fumi dei riscaldamenti centralizzati disperdersi nel cielo, proprio come vorresti far tu quando non riesci a realizzare un capriccio. Proprio come quando ti rendi conto che la tua anima è bianca e la stai sporcando facendoci passare su tutte le abulanze possibili. E tra il suono delle sirene e lo stridere delle gomme sull'asfalto, ti ricordi che quella neve l'hai fatta a pezzi tu e l'hai fatta sciogliere tu.

lunedì 16 febbraio 2009

Cartoline colorate

I fiumi di nuvole nel cielo. Rospi che si baciano a vicenda, per vedere come va. Con il cappello da mago, con una cannuccia gialla ti trasformo in un mio desiderio. Su un cuscino, chiusi in un cassetto ci lasciamo le stelle cadenti addosso. Fazzolettini bagnati di lacrime di gioia nei quali facciamo il bagno. Mi fido di te. E allora ti faccio salire sul mio letto volante e ti porto via. Sorvolando i mercati nei quali tutti regalano le stoffe con le quali cuciremo le gonne larghe che farai danzare al suono di una chitarra. E con i piedi nudi atterreremo sui prati disegnati a mano dai bambini. E le nostre palle di neve gireranno come dei satelliti intorno alle nostre idee. E non pioverà più. Farai un salto e ne farai un altro, per venire vicino a me. Affogheremo tra i chicchi di riso e sulle api voleremo da un fiore all'altro. Porteremo il polline tra le mani e ci nasceranno i fiori dalle dita. I sogni dalle mani. I colori dalle maniche della maglietta. Sorrideremo. Sorrideremo tutta la vita.

sabato 14 febbraio 2009

Guardami

Che poi non c'è niente da guardare. Quando oltre a sfruttare le persone, oltre a fargli credere che il lavoro sia l'obiettivo e non un mezzo, vogliono tenerti in vita anche quando ormai non puoi fare altro che soffrire. Vogliono farti credere che star male sino alla fine dei tuoi giorni, sia meglio che morire. E allora non c'è più niente da guardare. Forse ci sarebbe da chiudere gli occhi. Chiuderli per un momento e immaginare che sia eterno. E pensare che chiunque, in qualsiasi momento, per sua volontà, possa riaprirli. Almeno per evitare che lo costringano a tenerli aperti.

giovedì 12 febbraio 2009

Lavori in corso

Nel tuo stomaco, i lavori in corso, per costruire cosa? Dai che mi piace, continua a costruire. Neve di polistirolo che cade sulle nostre anime di plastica. Eppure mi era sembrato di avere qualcosa dentro da regalarti. Eppure mi era sembrato di non aver buttato tutto via. Mi sembrava di non aver costruito un labirinto, senza ne uscita ne entrata. Non avrei mai voluto rimanere solo. Eppure mi hai lasciato qui. E uscendo hai chiuso la porta a chiave. Perchè mi ricordo di non aver mai visto le stelle prima che me le indicassi tu. Ora che pensavo di aver trovato delle scarpe giganti, che non mi facessero cadere più. Ora che non ci sei più. Mi toccherà comprare un paio d'ali nuovo, mi toccherà portare a termine i lavori nel mio stomaco. E iniziare a costruire un cuore poco più su.

domenica 8 febbraio 2009

Tra

Nei silenzi, tra i sospiri. Negli attimi tra gli spazi. Tra tutto e quello che ancora deve diventare tutto. In questo istante, mentre stai leggendo. Tra i tuoi sogni e tutta la realtà. Tra il tuo sms mandato a chissà chi e le onde wireless che riempiono casa tua in un modo così invisibile. Tra i tuoi desideri che muoiono e quelli che nascono. Tra gli alberi abbandonati e gli alberi adottati. Tra la tua felicità e il tuo sesso sporadico. Tra il tuo sesso costante e la tua tristezza sporadica. Tra le note di una chitarra e quelle della radio che viaggiano nell'aria. Tra le berline di lusso e le biciclette arrugginite. Stai lasciando che una democrazia diventi un regime. E lunga vita al re.

venerdì 6 febbraio 2009

Dadi

E guardi tutte le catastrofi, guardi tutti i desideri svaniti, i fogli accartocciati, le delusioni accatastate ai piedi del letto. E non te ne frega più niente. Ora stai bene. E non trovi più tutte quelle disfatte esistenziali, tutte quelle macerie dalle quali non riesci mai ad alzarti. Ora inizi a ricamare nuove stoffe e a costruire nuovi palazzi che possano ospitare, in ogni loro stanza, tante molotov, pronte, ancora una volta, per una nuova esplosione. A questo serve il tuo futuro.

mercoledì 4 febbraio 2009

Scatoloni

Guarderemo nei sogni dei barboni. Vorrei riuscire ad incantarti sempre. Nel cielo, le stelle, come metastasi dei tuoi occhi. Come catastrofi luminose. Come se potessero guardarci dall'alto e vedere un po' come va, e quando capiscono come ci stiamo riducendo, ci cadono addosso, nelle notti d'estate, che magari con il caldo non ce ne accorgiamo e ci fanno buchi grossi come anime, nelle nostre vene, tanto profondi da non riuscire quasi più a camminare e respirare. E torniamo a casa a piedi. Che poi se mi metto a testa in giù sono un lavandino, proprio come te che vivi tra i colori del legno e quelli del fango. Rimane un corpo bucherellato. Massacrato e silenzioso. Perchè mi incoraggi a rimanere in vita? E sento sempre che dentro di me vita non c'è. Mi piovono addosso prodotti interni lordi. Silenzi mafiosi. Parole d'amore. Parole d'amore. Urla di violenze sessuali, che vengono da una donna, fa niente tanto non è italiana. Il caldo mi massacra. Anime di caffè, nere, spezzate, distrutte, rappezzate, dilatate, distese. Stirate, scaldate, mangiate e vomitate. Anime nelle macchine abbandonate negli angoli delle strade che scopano appannando il resto del mondo fuori da quel vetro. Un mondo ripossto in tanti scatoloni dalla nostra mente. Così monotona e schematica da far diventare il futuro una mera conseguenza del passato. E continueremo ad accatastare scatoloni di anime bucherellate, in piccoli scrigni di legno sotterrati, circa un metro e ottanta dalle nostre scarpe, facendo finta che abbiano un valore, magari più alto e più nobile, di qualsiasi altra cosa. E se tutto avesse lo stesso valore?

lunedì 2 febbraio 2009

Onde d'erba

La tua vita è sempre li con te. non ti lascia libero un attimo e fa la stessa cosa con me. sono vivo come su una barca che naviga sui fili d'erba, come è verde il mare questa notte. ci sono fasi di confusione ben accette e fasi di calma che aprono la via, che lasciano la scia nell'erba e guardi la schiuma degli steli. Il mare diventerà un albero questa notte. E sognerò le onde disegnate dal vento sulla tua pelle. Come se il vento soffierà in una sola direzione per sempre. Lontano. Ti troverai lontano. E quando smetteremo di sentirci come naufraghi. Con le nostre voci modificate dal filo di un telefono. Con i nostri occhi e le nostre idee modificate dalla banalità del male rinchiuso in un pestaggio nei confronti di chissà chi. Come se fossimo noi. Ma a noi non accade mai niente. Non accade mai un rapimento, un omicidio, un evento qualsiasi. Rubando gli autografi agli artisti di strada, sorrideremo ai vecchi rinchiusi nelle case di riposo. I miei occhi spenti. Le tue mani calde.
Perchè ogni tanto il tuo corpo non sembra vero. Mi sembra quasi di non poterlo toccare. Perchè cammino sempre con gli occhi chiusi, per non sapere dove andare. Mi sento le gambe ma non capisco a cosa possano servire. Bevo un po' d'acqua. Ma di cosa è fatta questa realtà qui ?
Comincio a non sapere più niente. Gli dei ci puniranno, per questo saremo felici per l'eternità. Puliremo tutto con un prodotto nuovo. E tra i numeri c'è l'infinito della divisibilità. Tra la mia testa e la tua anche. Puliremo tutto come se poi la realtà avesse più valore, se splendente.
Faremo pareggiare il bilancio e salteremo da un'isola all'altra per non far vedere a nessuno che non sappiamo camminare sull'acqua, che non sappiano aprire gli oceani. Per non far vedere a nessuno che abbiamo qualcosa in meno degli dei che ci puniranno. E ci puniranno sempre, perchè siamo inadatti. Perchè io non riesco mai ad iniziare, ma so come finire

sabato 31 gennaio 2009

Dentro te

Resto immobile. Fermo immobile. Mi guardi, sono dentro di te. I miei occhi sono dentro di te, le mie braccia. Mi tieni caldo. Ora so che posso esistere. Lontano da tutto, avvolto nella tua pelle. Vedo il resto delle cose che si ribaltano, che si rompono. Lampi, tuoni e saette, schianti di latte, fragori e albori di guerre universali, scontri letali, ma io sono avvolto dal tuo calore. Sono perso nel tuo corpo che mi protegge. E da qui non voglio uscire. E se prima mi dicevi che tutto era sbagliato e che dentro di te non c'era niente. Ora ci sono io. E riempiremo i vuoti. Scivoleremo tra le macerie della concorrenza, tenendoci per mano. E non torneremo più in questo mondo ossessivo-compulsivo. Mi muovo appena. Sento il tuo respiro sulla guancia. E ora so che non morirò di fame. E ora so che tu non morirai di fame. Che mi farai dimenticare di come metto in fuga le buone notizie, di come non credo alla fortuna perchè non l'ho mai vista. E l'evoluzione della nostra specie si è fermata un po'. Pausa pranzo. E ora dobbiamo inventare un metodo per tornare dalla luna, per ricostruire un muro e farlo cadere dal lato giusto. Tra le coltivazioni di funghi atomici e campi di concentramento, tra i silenzi e le dittature, parleremo a bassa voce per non farci sentire. E mentre tu mi guardi i miei occhi sono chiusi. Ti bacio sul petto. E dormiamo ancora un po' prima di alzarci. Ti prego, ancora un po'.

giovedì 29 gennaio 2009

Lui disse

Disse: “I ghiacciai si scioglieranno ed evaporeranno e raccoglieremo le piogge acide nelle bacinelle dove di notte vomitiamo tutti i superalcolici, che non hanno ne mantelli ne superpoteri, ma riescono comunque a farci volare. E in quelle vaschette ci passeremo l'estate. E canteremo delle canzoni di polistirolo così da farci galleggiare nel nostro piccolo mare portatile. Nel piccolo mare acido, con il quale annaffieremo i mandarini transgenici che confonderemo con le arance. E faremo le vacanze a basso costo nelle berline di lusso parcheggiate vicino alle case popolari.” disse ancora “tu non te lo ricordi quando raccoglievamo il terreno e lo buttavamo intorno alle pozzanghere per far finta che il nostro grattacielo popolare fosse vicino ad un grande fiume. Ti ricordi? Abbiamo anche costruito un ponte. Per poter tornare a casa tua in una sera di novembre.”
Disse tutto questo con le lacrime negli occhi. Occhi poggiati in qualche cimitero per chi perde la vista. E di tutti i miei ricordi, il colore dei tuoi capelli è tutto ciò che mi dispiace di non poter più vedere. Disse: “ti ricordi quando di notte mi svegliavi per chiedermi se stessi dormendo. E ti rispondevo che avevo voglia di dormire ma che non riuscivo mai a prender sonno. Con gli occhi chiusi ti scrivevo sulle mani tutte le parole che mi venivano in mente. E avevamo sempre tutte le braccia piene di scritte. Piene di piccole verità inutili delle quali non potevamo fare a meno.” e saresti voluta essere molto più razzista di com'eri solo per farti criticare. Perchè ti rompevi i coglioni a farti dire, guardate come è brava la nostra Sara. E avresti sostenuto qualsiasi tesi assurda pur di averli tutti contro. E mi ricordo quando volevi dimostrare a tutti gli adulti che le ragazze di 13 anni possono vivere da sole e spesso sono anche in grado di sposarsi e avere figli. Mi ricordo che mi chiedevi sempre di fare un figlio con te, sino a quando poi abbiamo scoperto come si fanno i figli e allora abbiamo iniziato a tentarci sempre facendo finta di non riuscirci.”
prese un foglio e una penna e scrisse un paio di parole. Le guardò ancora per molto. Troppo tempo. Vidi il foglio, stava fingendo di vedere quelle parole. Erano più segni, sembrava, chissà, una scritta araba, magari in chissà quale lingua inconprensibile, magari aveva disegnato la grandezza dei suoi desideri su un foglio. Sicuramente non avrebbe potuto vedere quei lunghi tratti neri.
Abbracciò il suo cane. L'unico mezzo per potersi spostare con sicurezza. Lo accarezzò per molto tempo e poi decise che il momento di fingere era finito. Mi prese la mano e mi chiese di sposarlo.

martedì 27 gennaio 2009

...

E salteremo da un fiore all'altro guardando le persone normali da lontano. La testa leggera volerà tra le nuvole. Perchè non mi guardi negli occhi, voglio mischiarti tutta la voglia di volare che c'è. E faremo le cose di nascosto, lontano da tutto, useremo le monetine solo per scegliere se darci un bacio o no. e imbroglieremo per darci un bacio, sia che esca testa, sia che esca croce. Perchè ti sdraierai tra i petali e tutto l'amore che c'è lo custodirai nei tuoi sogni. E le farfalle guarderanno i tuoi occhi per invidiarne il colore. Leggera. Staccheremo i petali su cui hai dormito e ne faremo delle ali, per volare sul mare, tra una nazione e l'altra, senza capirne la differenza. E ogni battito di ali mi darai una carezza sulla guancia. E sorrideremo. Sussurrando la più dolce ninna nanna nelle orecchie di tutti. E diventeremo piccolissimi per sederci sulle note che volano da una testa all'altra delle persone. Non smetteremo mai di stringerci e di abbracciarci. Vieni a vivere nella mia chitarra, sino a quando il sole non riscalderà le mie mani e potrò tornare a suonare per te. Com'è possibile che non sei qui vicino a me ora? E mi regalerai tutti i cappelli più strani del mondo e io li indosserò passeggiando per la città e nessuno ci capirà. E non voglio che il mondo sia mio, e non voglio niente di niente che separi la mia mano dalla tua. E com'è possibile che non sei vicino a me?

lunedì 26 gennaio 2009

C'è questo di normale

C'è questo di normale. Ragazzi che si fanno sulle panchine e dopo mezz'ora strafatti guardano le stelle in pieno giorno. C'è questo. Persone che parlano con tutti, per far finta di non sentirsi sole.
Gruppi di cani randagi. Musei da guardare, senza opere d'arte all'interno. C'è solo questo di normale. Ragazze violentate per ore intere, che vanno in televisione a raccontare la loro esperienza, piangendo un po, e godendo un po' per la loro fama. Disperati che raccontano le loro esperienze di vita, bravi come attori da oscar, nelle trasmissioni pomeridiane. Ragazze violentate che hanno paura anche di denunciarlo e che in televisione non ci vanno, perchè il loro dolore non è commerciale. Questo è diventato normale, da queste parti. Restituire i soldi a chi costruisce grattacieli lungo l'orizzonte di questa città. È sempre tutto normale. “ragazzi volete firmare contro la droga?” e perchè mai dovremmo fare tutta questa autocritica. Tutto questo è normale. Come abbandonare i vecchi. Come farsi investare dai fantasmi e perdere ogni contatto con il sangue che ti cola nelle vene, lento. E a volte non ha nemmeno più tanta voglia di scorrere. È tutto normale.
Dépliant in carta lucida, che parla di come impedire la deforestazione, accartocciato, per terra.
Diventa tutto normale, solo perchè ormai c'è. Solo perchè ormai siamo sfruttati, sottopagati, frustrati e disgregati, sottomessi, derubati, declassati, dimagriti, derisi, repressi calpestati e odiati.
E non sei più qui. Sei un po' più lontano. Quando tutto crolla perchè hai per la prima volta delle certezze e non sai nemmeno poi tanto cosa fartene. Quando hai una verità, pronta da servire, ma ormai è fredda e non ci credi più tanto nemmeno tu. Quando tutto ti cambia dentro e fuori sei ancora vecchio. Tutto diventa normale. Tutto cambia e passa dal normale al normale.
Come quando vedi persone, come te, che dormono negli angoli di uno dei più grossi monumenti di Roma. Fa freddo e piove. Ma tanto è tutto normale quello che c'è. Angoli di terra ricoperti dai rifiuti. E abbiamo smesso di parlare di banalità del male, perchè era troppo difficile guardare e capire di cosa siamo veramente capaci, senza fare nemmeno il minimo sforzo. Siamo capaci di tutta la normalità possibile. Perchè tutto il male, non è fuori dalla nostra portata, ma è tra le nostre mani.

sabato 24 gennaio 2009

Con gli occhi azzurri

Con gli occhi azzurri, sul terreno. Raccogli le foglie morte, gli alberi nascenti. Raccogli le goccie di pioggia cadute dai tuoi occhi. Dalle tue stesse mani che strizzano i tuoi desideri. Con gli occhi azzurri mi guardi come se fossi apparso dal nulla, nella tua testa, inaspettatamente. Dici che non hai il coraggio di dire niente. Giochi con le corde, con le funi, come una burattinaia muovi i miei desideri. Ti stringo la mano, per non farti sentire freddo. Vorrei legare ai tuoi polsi dei palloncini per farti volare leggera, ma li stiamo ancora gonfiando e non andresti molto lontano da dove sei già.
Con gli occhi azzurri, con le mani immerse nel mare, lasci sciogliere il terreno raccolto, per farlo diventare sabbia. Per farlo diventare il fondale di un oceano. Non c'è quasi più niente da strizzare. Sei immersa nell'acqua sino alle tue voglie più nascoste. E prendi delle assi di legno, per costruirmi una casa sicura, dalla quale non si possa mai andare via. È tutto quello che ti ho sempre chiesto. Ma non hai mai trovato il legno adatto. E ora provi a costruirla usando il mare come pavimento. Il terreno che hai lasciato sciogliere nell'acqua come fondamenta. E potremo galleggiare tra i nostri sogni ancora per tutta la vita o affogare tra la razionalità. Intanto continuiamo a soffiare in quei palloncini, sino a quando ci va, sino a quando abbiamo fiato nel cuore.

giovedì 22 gennaio 2009

Corpi immobili

Guarderei il tuo corpo nudo. Per vedere la vita che segni ti ha lasciato sulla pelle. Lo guarderei per ore, come se fossi una foto. Eterna, sino a quando non sbiadisce tra le mani. E con le lacrime negli occhi, e il mio cervello deragliato da ogni idea di te. Penserò solo a noi. A come possiamo morire, senza un motivo, come se per morire ci volesse un motivo. A come possiamo sentirci fuori da questo mondo, che non ci è mai servito. A come possiamo sentirci parte di qualcosa che non è mai esistito. Come se tutto quello che provo per te e tutto quello che mi dai, fosse più importante di un fiume che scorre, solo perchè è un po' più vivo. Come se tutto questo contasse davvero, io ti guardo, in quella foto, guardo i segni della tristezza sul tuo viso, ancora giovane, guardo i segni delle mani che hanno toccato quei fianchi, guardo te. Come se avessi ricoperto le tue idee di pelle e le avessi messe in questa foto. Il tuo corpo, più di ogni altra cosa, è l'unica cosa che hai, e che puoi veramente regalare. Come se esistesse altro oltre a quel contenitore pieno di sangue che scorre, dici di amarmi. Come se davvero potessi crederti, mi dici: ti mando un'altra foto, così puoi guardare anche la mia schiena. E ancora una volta, mi regali tutto ciò che hai, attraverso il tuo corpo.

sabato 10 gennaio 2009

C'è solo questo

Ondeggiavi nell'aria come sospeso dal vento. Ti ho visto cadere. Piovevi. Ballando di qua e di la, sembrava non dovessi toccare mai terra, come se fossi una piuma sorretta dal vento. Ti ho visto. E ho visto una bottiglia avere il tuo stesso destino. E non chiedersi perchè. E anche i libri cadevano con te. Sorretti anche loro da piccoli fili invisibili che li facevano dondolare a destra e a sinistra senza forza. Cadevano con te. Pagine scritte a matita, piccoli anelli d'argento con scritti tutti i nomi esistenti, manuali su come inventarsi l'aldilà. Parole scritte su tappi di sughero. Era un precipitare soffice. Quasi un colare giù. Ho sentito anche il rumore del vento. Il vento è silenzioso. Precipitava anche lui. E non si chiedeva perchè. Non ci sono perchè. Cadevano anche gli animali. Tavoli, sedie, musica, teatri, anche l'eternità precipitava. E non c'è nessun perchè. È come se da sempre fossimo sempre stati tutti morti. E non c'è errore. Non c'è giustizia. È questo. C'è solo questo. Fallo.
Schianto.

Ossa
desideri
altre volontà da realizzare post mortem
tutti i misteri
li guardi nella fossa
e cosa hai seguito
ti senti un animale progredito
ci sono solo cadaveri
stà a te la prossima mossa
Fallo.
C'è solo questo
e tutto intorno è buio pesto

domenica 4 gennaio 2009

Samo

Same Old Shit. Niente di più. Un angelo con l'aureola spenta. Illumina di niente il tutto che lo circonda, ha le ali spezzate e bruciate. Un angelo senza ali che ci guarda alla stessa altezza. Niente di più. Una stampa di un tuo ritratto ossidata dal piscio di Warhol, per prendere per il culo te, lui e Pollok. Niente di più. Una pistola di cartone azzurra puntata alla testa. Un muro e una bomboletta. Un libro di gray's anatomy in un letto di ospedale che ti cambia la vita. Uomini fatti d'ossa. Colori affilati e temperati, quasi li avesse dovuti usare in guerra. E forse era proprio una guerra. E ancora uomini su altri uomini a gattoni, quasi fossimo tutti animali, non molto diversi da quelli che cavalchiamo, non molto diversi da quelli che mangiamo. La monna lisa sfatta. I suoi capelli tagliati da un pennello marrone. I suoi guantoni incrociati, in segno di difesa. I suoi capelli neri. La sua pelle nera. I suoi occhi neri. La sua anima che scappa dal nero e vaga per il mondo. Una c cerchiata sui muri della città, per mettere in crisi il concetto di proprietà privata. La sua ricchezza cercata e odiata. Voluta e dissipata. La sua morte immediata. Perchè tanto lo sapevi sin da piccolo: Same old Shit.