venerdì 5 giugno 2009

Io. Ritorno.

Aprì lo sportello, salì in macchina e guardò fuori dal finestrino. Casa sua era ancora ferma li. Come suo solito, con movimenti ripetitivi. Accese. Mise la prima. Premette l'acceleratore. Lasciò lentamente la frizione. Abbassò il finestrino. Guardò lo specchietto. Si aggiustò il ciuffo di capelli sulla fronte. Partì. E andò. Verso non si sa cosa. Verso non si sa chi. Sulla strada lunga e infinita, una mano sul volante e nella sinistra un fazzoletto bianco. Il braccio era poggiato sullo sportello, sul finestrino abbassato. Dall'esterno si riusciva a vedere la punta del fazzoletto di cotone bianco che sventolava. Come una bandiera in segno di resa. Come un fazzoletto in segno di addio. Come un cambiamento che per nessun motivo al mondo siamo disposti ad accettare. Non ha più un lavoro, non può pagarsi il mutuo. Ha dovuto lasciare la sua casa. Tornerà a vivere dai suoi.

1 commento:

ombreflessuose ha detto...

La sconfitta non sempre è sinonimo
di fallimento. Quel mesto ritorno
a casa alla lunga farà cresceredi nuovo la voglia di riprendere a viaggiare.
Buon pomeriggio
Mistral