giovedì 29 gennaio 2009

Lui disse

Disse: “I ghiacciai si scioglieranno ed evaporeranno e raccoglieremo le piogge acide nelle bacinelle dove di notte vomitiamo tutti i superalcolici, che non hanno ne mantelli ne superpoteri, ma riescono comunque a farci volare. E in quelle vaschette ci passeremo l'estate. E canteremo delle canzoni di polistirolo così da farci galleggiare nel nostro piccolo mare portatile. Nel piccolo mare acido, con il quale annaffieremo i mandarini transgenici che confonderemo con le arance. E faremo le vacanze a basso costo nelle berline di lusso parcheggiate vicino alle case popolari.” disse ancora “tu non te lo ricordi quando raccoglievamo il terreno e lo buttavamo intorno alle pozzanghere per far finta che il nostro grattacielo popolare fosse vicino ad un grande fiume. Ti ricordi? Abbiamo anche costruito un ponte. Per poter tornare a casa tua in una sera di novembre.”
Disse tutto questo con le lacrime negli occhi. Occhi poggiati in qualche cimitero per chi perde la vista. E di tutti i miei ricordi, il colore dei tuoi capelli è tutto ciò che mi dispiace di non poter più vedere. Disse: “ti ricordi quando di notte mi svegliavi per chiedermi se stessi dormendo. E ti rispondevo che avevo voglia di dormire ma che non riuscivo mai a prender sonno. Con gli occhi chiusi ti scrivevo sulle mani tutte le parole che mi venivano in mente. E avevamo sempre tutte le braccia piene di scritte. Piene di piccole verità inutili delle quali non potevamo fare a meno.” e saresti voluta essere molto più razzista di com'eri solo per farti criticare. Perchè ti rompevi i coglioni a farti dire, guardate come è brava la nostra Sara. E avresti sostenuto qualsiasi tesi assurda pur di averli tutti contro. E mi ricordo quando volevi dimostrare a tutti gli adulti che le ragazze di 13 anni possono vivere da sole e spesso sono anche in grado di sposarsi e avere figli. Mi ricordo che mi chiedevi sempre di fare un figlio con te, sino a quando poi abbiamo scoperto come si fanno i figli e allora abbiamo iniziato a tentarci sempre facendo finta di non riuscirci.”
prese un foglio e una penna e scrisse un paio di parole. Le guardò ancora per molto. Troppo tempo. Vidi il foglio, stava fingendo di vedere quelle parole. Erano più segni, sembrava, chissà, una scritta araba, magari in chissà quale lingua inconprensibile, magari aveva disegnato la grandezza dei suoi desideri su un foglio. Sicuramente non avrebbe potuto vedere quei lunghi tratti neri.
Abbracciò il suo cane. L'unico mezzo per potersi spostare con sicurezza. Lo accarezzò per molto tempo e poi decise che il momento di fingere era finito. Mi prese la mano e mi chiese di sposarlo.

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