mercoledì 4 febbraio 2009

Scatoloni

Guarderemo nei sogni dei barboni. Vorrei riuscire ad incantarti sempre. Nel cielo, le stelle, come metastasi dei tuoi occhi. Come catastrofi luminose. Come se potessero guardarci dall'alto e vedere un po' come va, e quando capiscono come ci stiamo riducendo, ci cadono addosso, nelle notti d'estate, che magari con il caldo non ce ne accorgiamo e ci fanno buchi grossi come anime, nelle nostre vene, tanto profondi da non riuscire quasi più a camminare e respirare. E torniamo a casa a piedi. Che poi se mi metto a testa in giù sono un lavandino, proprio come te che vivi tra i colori del legno e quelli del fango. Rimane un corpo bucherellato. Massacrato e silenzioso. Perchè mi incoraggi a rimanere in vita? E sento sempre che dentro di me vita non c'è. Mi piovono addosso prodotti interni lordi. Silenzi mafiosi. Parole d'amore. Parole d'amore. Urla di violenze sessuali, che vengono da una donna, fa niente tanto non è italiana. Il caldo mi massacra. Anime di caffè, nere, spezzate, distrutte, rappezzate, dilatate, distese. Stirate, scaldate, mangiate e vomitate. Anime nelle macchine abbandonate negli angoli delle strade che scopano appannando il resto del mondo fuori da quel vetro. Un mondo ripossto in tanti scatoloni dalla nostra mente. Così monotona e schematica da far diventare il futuro una mera conseguenza del passato. E continueremo ad accatastare scatoloni di anime bucherellate, in piccoli scrigni di legno sotterrati, circa un metro e ottanta dalle nostre scarpe, facendo finta che abbiano un valore, magari più alto e più nobile, di qualsiasi altra cosa. E se tutto avesse lo stesso valore?

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